Davide Chiappi
13 Luglio 1968 - 27 Maggio 2005

Proprio oggi, di tanti giorni, ho scelto oggi, una mostra per i tuoi 80 anni, il mio Amore… Tu, la mia Roma…
Sono lì in fila, rido, gioco con Edo, non immagino il “dopo”…
Finalmente dentro, giro, rigiro tra stand, materiale, fotografie, Luisa, Paolo, mi soffermo a pensare, Edo mi tira entusiasta “Vieni zia…”  mi giro… Stefano, ci guardiamo, un velo umido davanti agli occhi, lo abbraccio, sono passati tanti anni, troppi… Rossella, che piacere, Lavinia… Che spettacolo!
Ci raccontiamo un po’ di vita e tra i tanti  “Ma ti ricordi quando…”  sento  “Ma tu lo sai che Davide non c’è più?”
E’ già, di tanti giorni per vedere la mostra… ho scelto oggi… Dovevo incontrare Stefano e solo lui aveva l’onere di dirmelo.
Non l’ascolto più, quel velo di gioia davanti i miei occhi è diventato… lacrime, confusione, incredulità, non capisco più nulla, non sento più niente, è tutto ovattato, voci lontane, la mia testa gira, mi manca l’aria, esco… “Davide non c’è più” , mi siedo su una panchina…
Guardo fuori dal finestrino le linee bianche tratteggiate dell’autostrada, una, due, tre, quattro… Non riesco a contarle, una, due, tre, quat… no, non ci riesco “Accidenti Davide ma a quanto andiamo?”
“Ary dobbiamo arrivare in tempo al casello, dobbiamo seguire il pullman dei ragazzi che ci aspettano, la Roma ci aspetta”
Una domenica dietro l’altra macinavamo chilometri, ovunque era la Roma eravamo noi, è nata così, quasi per caso, m’incuriosivano quei due ragazzi toscani abbonati in Sud, m’incuriosiva la loro storia, Sabrina tutta così per benino, riccetta, minuta, che per un’incomprensione salta al collo di un omone di un metro e ottantasette … “E’ matta, mi piace!”
Empatia che viaggia sullo stesso binario e da subito diventiamo inseparabili, NOI TRE, una domenica a Roma, una domenica in trasferta, ritiro dopo ritiro, estate dopo estate…
Condividiamo tutto, pensiamo all’unisono, non dobbiamo mai chiedere se all’altro va di fare qualcosa, è normale che sia così, anni vissuti in simbiosi, a Roma, a Colle… A Poggibonsi, nei “nostri” ristorantini ad abbuffarci di crostini di patè toscano,  nei casali toscani più disparati, in ginocchio a dipingere striscioni, stendardi, bandiere, anni sulla’Alfa rossa che “Dopo di me solo Arianna può guidare, perché Sabrina non arriva neanche ai pedali della sua Y10”.
…Scendono le lacrime, sola su quella panchina sento un vuoto immenso, incolmabile, il vuoto che solo un Amico vero può lasciare.
Mi arrabbio, me la prendo con me, con Sabrina che a distanza di anni non poteva vedermi “quella” sera a Firenze perché aveva una cena con i medici del suo lavoro.
Non ho insistito nel vedere anche solo te, non potevo sapere…
Avrei ancora oggi mille cose da dirti, da raccontarti, la mia vita non ha mai avuto segreti per te, Davide, l’hai condivisa con me in quei fantastici anni del Commando Ultrà, l’hai respirata con me, battito dopo battito, lo stesso che per un istante si è fermato, sentendo le parole di Stefano “Davide non c’è più”… mi rimbomba come un’eco in testa.
Poteva essere solo un periodo, avremo potuto rivederci nel corso degli anni, ridendo e divertendoci come i ragazzi spensierati di allora.
Su quella fredda panchina ho realizzato che non ho più il tempo per dirti “Ti voglio bene”, per dirti che sei stato un Amico vero, per dirti “grazie” per quella parte della mia vita che non rivivremo mai più, per dirti che sei stato importante, per dirti che oggi mi manchi, che vorrei averti accanto.
Per raccontarti le mie gioie, i miei sbagli, per ascoltare cosa stavi provando in “quel” periodo, per sapere… per condividere tutto come all’ora…
Non è più possibile…
Ti voglio bene Davide, avrei voluto continuare a dimostrartelo, fratello mio, perché oggi è tardi…
…E seduta su quella panchina capisco perché… “Ho scelto oggi”…

Arianna Poggioli

     
   

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